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Gli interventi raccolti in questo volume affrontano, da diverse prospettive, il nesso tra mercato e storia, cercando di rileggere la grande narrazione capitalistica a partire dalla messa in discussione dell'idea di un tempo storico lineare e progressivo. Nella congiuntura di una grave crisi globale, formalmente ingenerata dai mercati finanziari, essi volgono principalmente lo sguardo ai laboratori della produzione e della riproduzione. Perché è qui, secondo gli autori, che corpi in carne e ossa vengono quotidianamente consumati, ma anche resistono a ciò che, con un termine oggi bandito dalle retoriche dominanti, si definisce ancora sfruttamento. La costruzione di sempre nuove condizioni di accumulazione a livello internazionale, lungi dal limitarsi a un determinato periodo storico, batte il tempo dell'intera storia capitalistica, ricombinando incessantemente diverse modalità di sfruttamento e di sussunzione del lavoro, ma generando anche nuove forme di insorgenza. Le analisi e le riflessioni qui proposte, per alcuni versi in anticipo sugli eventi innescati dal tracollo dell"'economia di carta", intendono fornire alcuni strumenti per poterne cogliere anche i controtempi. In un momento in cui gli apologeti del libero mercato tornano a esaltare una presunta "etica" dell'economia reale contro l'"immoralità" dell'economia finanziaria, appare ancora più necessario e urgente indagare i rapporti di produzione e di sfruttamento che si celano dietro quell'etica.